Stardust – Andy Warhol
Museo del Novecento
(foto di Oscar Ferrari)
Intervista da: http://adtoday.it/vi-porto-in-un-mondo-pop/
FABIO FORNASARI RACCONTA L’ALLESTIMENTO DELLA MOSTRA DI WARHOL AL MUSEO DEL NOVECENTO
Al Museo del Novecento di Milano si è inaugurata la mostra Andy Warhol’s Stardust, curata da Laura Calvi. Abbiamo chiesto all’architetto Fabio Fornasari, che ha curato l’allestimento, di spiegarci quale scenografia espositiva ha ideato per esaltare l’opera di Warhol.
Qual è il concept dell’allestimento?
Esporre Andy Warhol non è cosa semplicissima: le sue cose sono state viste davvero tante volte, molto conosciute; sono allestite ovunque. Tutti noi abbiamo una immagine viva e precisa conservata nella nostra testa. Una mostra ha anche il compito di offrire un punto di osservazione differente, di suggerire modi di guardare. L’importante collezione della Bank Of America – Merryll Lynch ha offerto questa occasione: avere la possibilità di costruire una grande immagine, una sola grande immagine che contiene tutte le singole serie di immagini. Trovare riferimenti concettuali e visivi di questa idea è la cosa più semplice: dalle corsie dei supermercati che lavorano su questa dimensione frattale – sono un unico di prodotti ma capaci di porre attenzione anche sul prodotto singolo – al dittico di 99 cent di Andreas Gursky. Un concept chiaro, semplice subito riconoscibile: una immagine mondo quotidiana, POP.
E’ un allestimento pop oppure è volutamente un’altra cosa?
E’ sicuramente una mostra Pop! che si sviluppa usando uno storytelling altrettanto Pop! Come la comunicazione al suo interno che richiama i Pop Up Video! Con Laura Calvi, la curatrice, lo studio Pitis e con tutta l’organizzazione museale abbiamo condiviso da subito questo obiettivo e ciascuno ha suggerito il modo per ottenerlo.
L’insegnamento di Warhol è ancora attuale?
Non sono uno storico dell’arte ma architetto che costruisce, disegna e progetta (l’ordine inverso non è casuale) osservando i vizi delle persone, i modi di guardare, le anitudini. Dove e come le persone si avvicinano e come si relazionano tra loro facendo diventare proprie le opere d’arte, facendola diventare esperienza. La dimensione immersiva degli exhibit non sta in un coinvolgimento spaziale ma si trova in una dimensione concettuale, nella capacità delle opere di conivolgere il loro pubblico. Se tutto questo è vero allora la risposta è affermativa e lo testimonia la quantittà di persone che si raccoglie davanti alle vetrine del museo per fotografare attraverso di esse l’allestimento.
E’ più difficile mostrare l’arte classica o quella contemporanea?
Ogni opera ha il suo linguaggio, la sua capacità di parlare, dichiarare, sedurre. La cosa più difficile è riconoscerla e capire come farla diventare una esperienza unica e irripetibile per chi la osserva. Ogni opera che espongo mi richiede ore di studio chi guarda ha pochi secondi per decidere se fermarsi o andare oltre. Come nel web: una pagina di contenuto richiede ore di lavoro ma viene osservata in non più di dieci pochi secondi. Sicuramente Warhol parla un linguaggio semplice, contemporaneo ma che ritrovandolo giornalmente nelle nostre caselle delle lettere in forma di messaggio pubblicitario o sulle nostre tavole in forma di oggetti acquistati è anche molto consumato.
Quali sono i punti focali della mostra?
La mostra ha una dimensione narrativa che si costruisce dalla comunicazione all’approccio al museo. Questo genera dei focus concettuali che stanno tra attesa e sorpresa.I punti focali alla fine stanno tutti nella mente di chi arriva al museo. Dalla comunicazione che suggerisce come osservare concettualmente la mostra fino agli sguardi che si possono combinare arrivando al museo dalle vetrine che permettono al passante di scegliere cosa lo colpisce di più. Personalmente ne ho suggerito uno: entrando al museo la foto di Mapplethorpe su fondo nero che ha come alter Ego, alle sue spalle, Marilyn Monroe.
DOVE:
Andy Warhol’s Stardust. Stampe dalla collezione Bank of America Merrill Lynch
Museo del Novecento, Milano, dal 5 aprile all’8 settembre 2013.